Siamo in una situazione difficile la cui fine non è ancora certa e la sera sdraiati sul letto a guardare il soffitto è inevitabile la domanda “ma quando finirà tutto questo?”. Eppure non tutto il male viene per nuocere, quindi perché non approfittare di questo momento per ricongiungersi con la propria famiglia e riassaporare quei giochi e quei momenti che eravamo soliti trascorrere insieme ai nostri genitori quando eravamo piccole pulci ignare degli impegni che ci avrebbe riservato la vita.
Provenienza: Verona
Mi rendo conto che ogni giorno ho qualcosa da imparare..da sognare..da dimenticare. Ho paura per le persone che mi stanno accanto. Piango per le persone che stanno male. In questi giorni di totale “vuoti di caos” ho imparato a fare la pizza ,io che amo il cibo d’asporto,uscire fuori a cena e non sporcarmi le mani. Ho imparato a non litigare col tempo….io,maniaca dell’organizzazione mentale e disordinata nelle piccole cose. Ho imparato a non incazzarmi di pancia da quando sono sola e nessuno ascolta i miei capricci. Sogno…Sogno di notte di andare a lavorare. Trovarmi dietro ad un lavatesta e fare ciò che forse mi riesce meglio: la parrucchiera…la mia passione…la mia ispirazione di tutti i giorni. Sogno di andare a prendere un cappuccino al bar e portare 3 caffe d’asporto alla mie colleghe che magari stanno già lavorando. Cose molto semplici…che non mi rendevo DAVVERO conto di quanto fossero FOTTUTAMENTE importanti. Sogno di abbracciare le mie amiche e bere un bicchiere di vino il venerdì sera,con la premessa di non fare tardi e ritrovarsi alle 3 della mattina davanti alla cotoletteria. Sogno di andare a mangiare sushi la domenica sera con gli amici..andare al cinema…guidare. Sogno semplicemente la mia vita di prima..tremendamente perfetta ed io sempre pronta a lamentarmi. Dimentico…che poi dimenticare non si può,il dramma più grande che la vita mi potesse infliggere: la perdita di mia nipote . Ho un’amica,la mia migliore amica…quell’amica speciale che vivi in modo viscerale dal liceo…si esatto…proprio lei…mi avete capito insomma. Lei è rimasta incinta. Quando lo scoprì ero un vulcano di emozioni: non riuscivo a smettere di piangere…saltare…ridere…piangere…sbraitare e ancora piangere. Mi sentivo per la prima volta la sensazione di diventare zia davvero. L’amavo già. Mi immaginavo già di andare a prendere dei vestiti con lei …prenderle le caramelle…o qualsiasi altra cosa lei volesse…abbracciarla …proteggerla dalle urla della mamma e …farla diventare un po’ superficie come me. Nella mia testa era nata una vita. Poi una telefonata. Io che vomito sul ciglio della strada. Io che corre da lei. Occhi contro occhi. Paure contro paure. Lacrime contro Vuoto mentale da parte mia. Fu così che in meno di un secondo la vita che era nata nella mia testa…si trasferì per sempre nel mio cuore. La cosa che lacera i miei pensieri,le mie emicrania,i miei incubi e i miei sospiri …è che non ho potuto nemmeno darle un’abbraccio che tanto meritava per tutto il dolore che aveva provato e che tutt’ora prova. Io…quell’amica del liceo,cresciute insieme e abituate ad affrontare tutto insieme…non posso esserci. Un messaggio non è un ‘abbraccio. Un messaggio non è un bacio. Un messaggio non può sorreggere . Tutto questo mi ha fatto maturare. Mi ha fatto focalizzare la persona che ero. La persona che sono e la persona che sarò. Intanto mando un bacio nel vento…e spero che arrivi fino su nel cielo e in tutte quelle stanze in cui vivono le persone che amo. In questa storia non c’è un finale…ma spero di scriverlo presto . Magari mentre sto guardando il mare e vedere di nuovo la mia migliore amica con una vita in grembo…nata nella mia testa…e nel mio cuore.
Quiete o tempesta
In un’epoca di consumismo sfrenato ci siamo fermati. I consumatori non consumano più, c’è la pandemia, fermi tutti. Che si fa ora? Largo all’istinto primordiale di salvare sé stessi e i propri cari. A tal scopo si può rinunciare a tutto ciò che in precedenza era indispensabile, perlopiù all’apparenza. È ora di reinventarsi le giornate, il lavoro, lo studio. È un tempo nuovo, non è vana attesa, un’opportunità per desiderare cambiamenti e rivalutare le priorità. All’uscita troveremo la quiete o la tempesta?
Parole belle.
Sono insegnante, e mi mancano terribilmente tutti i miei alunni. Amo il mio lavoro che mi offre ogni giorno la possibilità di imparare da loro, da ciascuno di loro, di non dare mai nulla per scontato, di stupirmi e di meravigliarmi con loro di fronte alla bellezza che ci circonda. Mi piace osservare la realtà attraverso i loro occhi. Pensavo impossibile fare scuola in questo momento surreale… La scuola – pensavo – è per definizione zaini, banco, libri, lavagna, lim, matite e suono della campanella! Mi sbagliavo. La scuola passa anche da un freddo pc, da uno schermo, dalle cuffie, purché lo schermo sia riempito di contatto, di relazione, di sguardi, di sorrisi. Ma anche di parole belle. Di sostegno, conforto, comprensione, incoraggiamento e di ascolto. Di normalità insomma, quella di cui tutti, e in modo speciali i ragazzi, hanno bisogno di percepire ora che le certezze mancano. In queste mattine cerco in ogni maniera di far passare dal mio schermo una carezza virtuale a ciascuno dei miei alunni, uno sguardo comprensivo, di incoraggiamento, dicendo loro che ce la faremo, e che ritornare in classe sarà ancora più bello perché ricorderemo che la scuola, ovunque essa sia, è la cosa più bella che c’è perché significa stare insieme.
Qôl demāmâ daqqâ
Sembra di vivere in un eterno momento di immaginazione non trovate? Pochi istanti dilatati a tal punto da considerarci quasi all’interno di un sogno. Fortunatamente anche, e soprattutto, nei sogni si va a scavare piano piano nella parte più profonda di noi stessi. Una parte resa prigioniera troppo spesso da una frenesia, da un contesto che, come una grossa pietra posta a chiusura, la soffocava in un sepolcro. Bisognerebbe e sarebbe utile ripensare a come l’abbiamo cortesemente invitata ad entrarvi in questo sepolcro, a come l’abbiamo costretta sotto la magia diabolica ed anestetizzante della distrazione, resa sinonimo di libertà, antitesi di un soffio vitale. Certo, ora per quanto si voglia ancora a mettere a bado una visione più profonda, la nostra situazione forzata riesce quasi a spostare quella pietra, solo un po’ per farvi entrare un raggio di luce. Possibilità come questa, di raccogliere pensieri e condividerli potrebbero essere parte di quella luce. Ma perché, mi domando, bisogna essere arrivati a questo punto per permettere e permetterci di guardare (sempre se lo si vuole chiaramente) le cose da un’altra prospettiva? Forse la paura è il fattore scatenante di tanti flussi di coscienza…. il voler per forza rimanere ancora più connessi nasconde un terrore mortale nel distaccarsi per un tempo indefinito da relazioni asettiche tante volte mancanti di genuinità e trasparenza. Ma viviamola questa paura, ascoltiamola, ascoltiamoci. Alleniamo la sacra arte dell’ascolto e dell’attenzione. Verso noi stessi, verso chi ci sta accanto, verso gli ultimi, i bisognosi e gli impoveriti delle nostre città che supplicano giustizia verso sciagure di cui noi siamo colpevoli…direttiamente o meno. Verso la terra in cui viviamo e lo sfruttamento dell’ambiente che grida vendetta al cospetto di Dio. Quante volte abbiamo lasciato che il superfluo saturasse i nostri cuori, le nostre anime? Non ci si accorge quasi mai di quella voce di un silenzio sottile che ci guida verso una pienezza di vita fatta di poco, ma che da tanto. Mi è arrivato questo invito a lasciare un pensiero da una persona speciale e la ringrazio. Tutti abbiamo le nostre ferite ma il vaso rotto in oriente lo riparano con venature d’oro nelle crepe, per esaltare la bellezza della rinascita. Ma dobbiamo lasciarci aiutare. E allora con tutto il cuore, il mio augurio, una volta finita questa reclusione, non è di ritornare alla normalità. È di andare controcorrente portando avanti questa bella ricerca di bellezza, nel dialogo, nella meditazione, nell’ascolto, nell’essenziale….. soprattutto tramutare le parole in concretezza partendo dalla piccola azione quotidiana. Accorgiamoci delle richieste di aiuto dei nostri vicini. Impariamo a perdonare e a perdonarci. Impariamo ad ascoltare. Lasciamo che quella pietra rotoli via da quella tomba soffocante.
Ho sempre amato il sorriso delle persone, e spesso per salutare, ringraziare, mi bastava un sorriso. Ieri sono andata al supermercato e all’entrata ho sorriso alla guardia, per ringraziare il commesso, ho sorriso.. poi mi sono ricordata di avere la mascherina. Mi mancano i sorrisi delle persone.
Credo che questa quarantena ci obblighi a ri-orientare i nostri sguardi. È vero che ci isola dal mondo esterno, ci distanzia dalle persone che sceglieremmo in normali circostanze, ci ferma dall’adempiere ai nostri doveri; ma allo stesso tempo ci apre al nostro mondo interiore, ci riavvicina a persone che altrimenti trascureremmo, ci porta a riscoprire le nostre passioni. Imparare a vedere il bicchiere mezzo pieno, a trasformare un metallo in oro, a sfruttare l’occasione che ci viene offerta rimane la cosa migliore che ci resta da fare.
Me la cavo
Finché la mia mente sará in grado di trotterellare da un angolo all’altro mi posso reputare viva, o perlomeno esisto Di recente ho provato la sensazione di riuscire a rimanere in equilibrio sopra a un filo,come mai ero stata capace Alcune giornate di questa prigionia mi scivolano via dalle mani altre invece sono piuttosto infinite, mi sento vincente e determinata a portare avanti dei minimi obiettivi appena sveglia.. Il pomeriggio già sento il peso di queste “promesse “che mi faccio tanto per non pensare a come se la sta passando il mondo là fuori .. Alla fine questa quarantena è la descrizione ben riuscita di come sono fatta, a tal punto da trovarmi persino a mio agio. La ricetta è confusione come ingrediente base,un pizzico di malumori e dubbi ,spontaneità e solarità a volontà ! Mescolare bene fino ad ottenere un impasto né troppo liquido né troppo solido, infornare a 180 gradi e non lasciare che si raffreddi troppo, potrebbe lasciare un sapore amaro in bocca, un po’ come se steste assaggiando la sottoscritta 😅 Alla fine non c’è alcun manuale di sopravvivenza, pensarla così mi da abbastanza forza da viverla con il sorriso
Fermi tutti!
Perché non apprezzare questa quarantena? Io lo sto facendo. Anzi forse è il caso di dire che la quarantena mi sta facendo apprezzare il tempo. E quindi apprezzo la quarantena. È un circolo vizioso, dal quale fortunatamente si uscirà, che mi ha messo di fronte le piccole cose che trascuravo prima della pandemia, preso dalla frenesia delle giornate e del mondo in generale. Certo, siamo privati di molte libertà ma senza queste privazioni forse non avremmo avuto il tempo di riflettere su molte cose: l’aria si ripulisce, i delfini nuotano per i canali di Venezia.. Qualche tempo fa ho piantato una pianta in giardino; la guardo crescere, mettere le prime foglioline, meravigliandomi di quante cose non so e mai mi sono preoccupato di sapere. C’è del bello in ogni cosa della natura e lo stare “bloccato” me le fa apprezzare. Mi chiedo solamente se quando tutto sarà finito, l’essere umano avrà veramente imparato qualcosa.
Sarà che tutti indossiamo mascherine, sarà che ci muoviamo distanziati e ogni conversazione si spegne, sarà la paura che ci ammutolisce. Il traffico inesistente. Questo momento lo ricorderò per il silenzio. Nei supermercati, in posta, a casa. Un silenzio assordante.